Savona. Inchiesta sul crac del Savona Calcio: l’assessore comunale Luca Martino rompe il silenzio e ribadisce la sua totale estraneità alle accuse che gli vengono contestate. “Apprendo dagli organi di informazione di un mio coinvolgimento in un procedimento di indagine sugli amministratori della passata gestione del Savona calcio. L’unico motivo di tale mio coinvolgimento, per quanto è di mia conoscenza, è la mia presenza nel c.d.a della società Savona calcio dal settembre del 2009 al settembre del 2011″ esordisce Martino.
“La ragione di tale mia presenza è ben nota: l’Amministrazione comunale intese riconoscere un contributo economico alla società al fine di sostenerne il rilancio sportivo, lo fece nella forma della partecipazione al capitale sociale e da ciò derivò la valutazione di entrare come Assessore allo Sport nel cda. Il senso e l’obiettivo di tale partecipazione erano quindi, con tutta evidenza, di natura simbolica della volontà dell’Amministrazione di sostenere il Savona calcio nell’interesse dello sport della nostra città” prosegue l’assessore allo sport.
“A questa finalità – osserva Martino – mi sono attenuto nello svolgere quella funzione, che l’Amministrazione mi ha chiesto di svolgere: condividere i principali orientamenti in materia sportiva, a partire da quelli che riguardavano il settore giovanile molto importante della società. Non è mai stata volontà dell’Amministrazione partecipare a scelte societarie che in alcun modo competevano a un pubblico amministratore, ma esclusivamente agli amministratori della società”.
“Ricordo che nell’unica occasione in cui il Sindaco ed io avemmo sentore di un elemento di irregolarità, in relazione alla vicenda della realizzazione del campo in sintetico adiacente al Bacigalupo, poi intitolato a Comparato, prendemmo tempestivamente l’iniziativa di segnalare la circostanza con un esposto al Procuratore della Repubblica. Come ho detto già molte volte di quella vicenda il Comune di Savona è parte lesa. Con la stessa volontà di poter dare ogni possibile doveroso contributo alla trasparenza, sono certo di poter chiarire all’autorità inquirente la mia assoluta estraneità ad ogni eventuale illecito commesso nell’ambito dell’amministrazione del Savona calcio o delle società riconducibili alla sua proprietà”.
Oltre a Martino (consigliere d’amministrazione in quota Comune dal settembre 2009 al settembre 2011) nell’inchiesta sulla gestione del Savona Calcio sono indagate altre sette persone: tre dirigenti della squadra (l’ex presidente Andrea Pesce e gli ex consiglieri Fabrizio Oggianu e Alessio Toscano), l’ex amministratore unico Alessandro Repetti, e tre noti professionisti (i genovesi Simone Sebastiani e Gianpiero Brignacca e il savonese Mauro Barbero).
Le accuse a Pesce (ma anche a Toscano e Repetti) vanno dalla distrazione di beni da una società in dissesto alle false dichiarazioni ai soci, al ricorso fraudolento al credito. Per Pesce, Toscano, Oggianu e Martino c’è uno specifico capo d’imputazione legato all’irregolare tenuta dei libri contabili per nascondere una serie di operazioni “tarocche”, in particolare false fatturazioni e false dichiarazioni ai soci. Per loro c’è poi un’imputazione legata alla vicenda del campo sportivo Comparato: 145 mila dal Credito Sportivo, stornati per pagare giocatori, dipendenti e fornitori e senza saldare la fattura di 43 mila euro all’impresa costrutrrice Arcadia Srl.
Per il ricorso abusivo al credito sono indagati, con i dirigenti e consiglieri anche Sebastiani, Brignacca e Barbero per una falsa relazione semestrale ai soci, per aver occultato la situazione di dissesto patrimoniale. Infine c’è il capitolo sponsorizzazioni: l’accusa è di aver simulato tutta una serie di contratti con vari sponsor e fatture per prestazioni mai eseguite, ottenendo dalla Carisa anticipi per 455 mila euro.