Savona. Continuiamo, con questo quinto inserto, il lungo excursus che ci porterà a visitare i più grandi centri di formazione calcistica siti sul territorio nazionale e nel continente europeo, proseguendo con una società lombarda di rango che ora milita in di Lega Pro dopo ben 9 campionati di fila in B, che ha sempre fatto miracoli a livello di settore giovanile.
Abbiamo diversificato il racconto in tre parti in quanto ci è parso di estremo interesse analizzare il settore giovanile albiceleste visto sotto la gestione dei 2 diversi responsabili che si sono succeduti nelle ultime due stagioni, per compararne le linee strategiche, le metodologie di lavoro e gli obiettivi programmati e attraversa l’esperienza diretta vissuta dal giovane difensore savonese Luca Burattini (leva 19997).
L’Unione Calcio AlbinoLeffe, per chi non la conoscesse, è una società lombarda di storia recente con sede legale ad Albino, ma che rappresenta anche il paese di Leffe, entrambi comuni in provincia di Bergamo posti nella Valle Seriana. La sede operativa è invece a Zanica. Attualmente milita in Lega Pro (Serie C girone A), mentre in passato ha disputato 9 anni consecutivi in Serie B. La sua fondazione risale al 1998, quando venne decisa la fusione in un unico sodalizio delle società Albinese e Leffe. La sede degli incontri interni in principio era lo stadio Carlo Martinelli; dalla promozione in Serie B la squadra disputa le partite casalinghe presso lo Stadio Atleti Azzurri d’Italia, condividendo l’impianto con la squadra del capoluogo (l’Atalanta). Vista la propensione a fare dei giovani la propria ricchezza è inutile dire che il futuro di una società come l’AlbinoLeffe non può e non potrà che essere riposto nel vivaio e questo ha chiaramente attivato la nostra curiosità.
Giugno 2014. Per cercare di scoprire i segreti di quello che è uno dei più rinomati serbatoi di talenti della nostra penisola ci avvaliamo della disponibilità di un grande personaggio calcistico qual è Giovanni Bonavita, il responsabile del settore giovanile dell’Albinoleffe che ci accoglie, in una bella giornata di fine primavera, nel suo ufficio, incastonato nella splendida cornice della sede operativa di Zanica, per raccontarci come gestisce uno dei vivai più apprezzati d’Italia.Questo che viene riportato e’ un sintetico resoconto della nostra intervista, svoltasi poco prima del passaggio di consegne (che era già nell’aria) tra Bonavita ed il neo responsabile Zanchini.
Direttore, ci può raccontare la sua storia all’interno dell’AlbinoLeffe?
Faccio parte dell’organigramma di questa società da sei anni e ho ricoperto il ruolo di “maestro di tecnica” e quello di responsabile tecnico affiancato dai vari responsabili organizzativi del settore giovanile che si sono succeduti ( in ora il mister della prima squadra Pala, ex Monza) occupandomi dell’organizzazione e della gestione del lavoro tecnico tattico delle varie squadre. E’ stata un’esperienza che ha fatto nascere in me tanta consapevolezza, lasciandomi un bagaglio importante. Il mio lavoro è stato apprezzato dalla società che mi ha affidato dapprima il compito di responsabile della fascia centrale per poi affidarmi l’intero settore giovanile.
Potrebbe spiegarci cosa intende per “fascia centrale”?
Qui abbiamo la tendenza a dividere il settore giovanile in tre fasce e quella centrale è composta dai Pulcini A e dalle due squadre di Esordienti.
Com’è gestire il settore giovanile di una società professionistica in un macroterritorio, dove la concentrazione di settori giovanili importanti è altissima?
Sicuramente partiamo da dinamiche penalizzanti dato che in zona ci sono società come Atalanta, in primis, per proseguire con il Brescia, ed a seguire con il Milan e l’Inter. Tutto ciò, può essere compensato con la serietà e la professionalità, bisogna pertanto creare un gruppo di lavoro unito che sviluppi la crescita del giocatore secondo una solo filosofia.
Negli ultimi anni il settore giovanile dell’AlbinoLeffe è cresciuto molto, raggiungendo anche obbiettivi di importanza nazionale, cosa ha determinato questa crescita così importante?
E sì. Siamo andati sempre in crescendo e questo ci rende consapevoli che stiamo lavorando nel modo giusto. Quasi tutti gli anni almeno una delle nostre squadre si qualifica per le fasi finali nazionali raggiungendo un traguardo importante, anche se l’obbiettivo principale è sempre quello di lavorare sulla crescita dei giocatori in vista di un futuro inserimento in prima squadra. L’ex responsabile Donina ha svolto un grandissimo lavoro che ora è stato proseguito al meglio da Pala e dal responsabile delle attività di base Pansera. Bisogna poi considerare che la società è estremamente attenta alle esigenze del settore giovanile, prova ne è che il presidente Andreoletti è sempre presente alle gare con un atteggiamento critico e propositivo che ci spinge a credere al massimo in quello che facciamo. Lo stesso vale per il direttore generale Bignotti ed il direttore sportivo Valoti, che nonostante siano molto impegnati trovano il tempo per il confrontarsi con lo staff del settore giovanile e nel calcio di oggi è cosa rara.
Come è giunto ad ottenere il premio U.S. Aldini Bariviera in qualità di miglior responsabile di settore giovanile? Cosa si prova dopo aver ricevuto un riconoscimento così importante?
Quello che ho ricevuto nel 2019 è stato sicuramente un premio prestigioso per me, ma è più che altro il merito va condiviso con tutta la società che ha svolto un eccellente attività(in allora come nel corso degli ultimi anni). Il lavoro nel settore giovanile, si sa, è fatto di oneri e onori; si vive di continue incertezze perché si vuole dare qualcosa ai ragazzi affinché possano crescere tutti al meglio, ognuno secondo le proprie possibilità. Il compito di valutare continuamente i giovani calciatori è una grande responsabilità. I ragazzi devono crescere e divertirsi e per permettere loro di fare ciò bisogna stare attenti a tutti gli ambiti della loro vita. Difficilmente gli adolescenti riescono a scindere i vari impegni, quindi capita che se uno va male a scuola poi si porta quel peso sul campo e viceversa. Bisogna creare un gruppo di lavoro coeso e di qualità. Il premio ricevuto dice che abbiamo fatto qualcosa di buono, abbiamo gettato delle basi, ora sta a noi continuare su questa strada. Nell’occasione della serata organizzata dalla storica società di puro settore giovanile U.S. Aldini Bariviera, non nascondo di aver provato una grande soddisfazione, visto che tra i giocatori che sono stati premiati comparivano nomi celebri come quelli di Gigi Buffon, Javier Zanetti e Andrea Caracciolo; inoltre essere succeduto a Filippo Galli in questo particolare albo d’oro, mi ha reso veramente felice.
Che consigli darebbe ad un allenatore di una squadra di settore giovanile di qualsiasi livello?
Bisogna essere in grado di crearsi delle priorità, dove la più importante è di certo la crescita del giocatore. Un allenatore del settore giovanile non deve vivere la sua squadra come un trampolino di lancio verso palcoscenici più importanti, ma deve focalizzare la sua attenzione sui ragazzi che vivono il calcio come un divertimento. Le statistiche dicono che 1 giocatore su più di un migliaio di praticanti diventa professionista di massimo livello e quindi per far crescere un giocatore al massimo delle sue possibilità bisogna saper conciliare il lato tecnico con la crescita dell’uomo; bisogna pensare a completare i ragazzi senza rivendere false speranze; a volte purtroppo anche in famiglia avvengono delle inversioni di priorità e i parenti puntano più sul calciatore che sull’uomo; ecco che bisogna far capire da subito che questo atteggiamento è sbagliato e distruttivo.
Recentemente sono arrivate diverse convocazioni di vostri calciatori da parte delle Nazionali giovanili e immaginiamo che per voi sia un motivo di orgoglio: come preparate i ragazzi a partecipare a questi eventi?
E’ sicuramente motivo di orgoglio, perchè per noi si tratta di un traguardo raggiunto. E’ meraviglioso vedere come un giovane di cui conosci pregi e difetti riesca, mediante il duro lavoro proposto, a crescere fino a raggiungere traguardi simili. Bisogna applaudire tutti coloro che hanno contribuito a tirare fuori il massimo da questo giocatore, in particolar modo coloro che raramente vengono ricordati. Mi riferisco ai vari allenatori del nostro settore giovanile come ad esempio Cancelli, Danelli e Cossetti.
Prima di porle altre domande a riguardo della “cantera biancoceleste” può farci un breve ritratto del suo percorso dal calcio che conta al green di Zanica?
Più che volentieri. Dopo aver dato i primi calci nel Borgo ed aver fatto la trafila nell’AlbinoLeffe, sono stato ingaggiato dall’Atalanta del secondo ciclo di Mondonico (attaccante, riserva di big come Evair e Caniggia). Pronti, via ed esordio in A: appena diciannovenne, con primo (e unico) gol nella massima serie nella sconfitta di Bari (4-1) il 27 gennaio 1991. Ricordo in quello stesso anno magico, le due partite contro l’Inter nei quarti di finale di Coppa UEFA: 0-0 il 6 marzo a Bergamo, 2-0 subìto da Serena e Matthäus il 20 marzo a San Siro. Credevo di poter continuare la mia rincorsa ai sogni, dopo quel memorabile scorcio d’inverno. Invece no: nel mio destino c’è stata solo tanta C e un po’ di B. Una miriade di presenze tra Spal, Venezia (l’unica stagione cadetta, 1993/94), Pro Sesto, Alzano, Torres, Albinese (13 gol in C2), AlbinoLeffe (11 e promozione in C1), Mantova, Aglianese e Palazzolo, con chiusura in provincia nel Trealbe ad appena 32 anni. Un’incompiuta con toccata e fuga nell’empireo del calcio internazionale, che non mi ha impedito però di essere capace però di costruirmi un presente da “demiurgo” in una fucina di talenti come la “Celeste”. Prima, come già detto, come “maestro di tecnica”, chiamato nel 2008 dal ds seriano Aladino Valoti, e poi, come co-responsabile dei ragazzi nell’era del dopo-Donina.
Quali obiettivi si è posto di conseguire durante questa sua affascinante avventura con la gioventù orobica ?
Non vi nascondo che mi aspettavo di riuscire a realizzare tante cos’buone cose. Le imprese però non mi hanno mai spaventano, perché è noto che il carattere di noi della bergamasca sia forte e ci induce a confidare sempreche il lavoro duro paghi. E’ molto meglio non farsi illusioni per rimanere nello stesso tempo sorpresi poi dai successi specie quando sono meritati: ad esempio non mi aspettavo di certo l’anno scorso di salutare l’ingresso dei giovani allenati da Federico Caccia nella top four degli Allievi nazionali. Mi sono impegnato con il gruppo che ho avuto l’onere di dirigere per centrare le mete che ci eravamo prefissate, innanzitutto in ossequio alla filosofia che ispira il progetto calcistico biancoceleste fin da quando è nato in Valle Seriana e che mette al primo posto la creazione di una scuola di base capace di valorizzare i singoli elementi accompagnandone la crescita.
Che problemi ritiene di aver dovuto affrontare e risolvere per portare ad alta quota i “talentini” che le sono stati affidati?
Il primo aspetto determinante è rappresentato dalla mancanza di quelle cospicue risorse economiche che sarebbero necessarie per attrezzare squadre competitive e garantire impianti di prim’ordine e adeguati contratti per gli istruttori . Ma se il calcio è tecnica, passione, entusiasmo e voglia di emergere, ebbene una delle dimore di questi principi e motivazioni è certamente il nostro affermato centro sportivo di Zanica, dove peraltro si sono appena tenute le lezioni periodiche del mitico Horst Wein, profeta del Funiño, con il suo fedele Marcello Nardini, ex portiere di Premier League, che lo ha accompagnato, per la consueta divulgazione del calcio a misura dei ragazzi.
Qual è la situazione esatta in cui si trova il suo settore giovanile? Può tracciarci un bilancio?
La retrocessione dalla B ha imposto anche alle squadre giovanili dell’AlbinoLeffe di confrontarsi con i pari età delle squadre di Lega Pro, abbandonando le oramai tradizionali sfide con i grandi club che pure nelle passate stagioni avevano regalato più di una soddisfazione ai campioni in erba in maglia biancoceleste. Le numerose finali ed i titoli nazionali di Lega Pro acquisiti sono però una conferma dell’ottimo lavoro svolto e della continuità che il vivaio seriano è stato capace di esprimere anche in situazioni molto diverse e più disagevoli. Nel calcio nulla può essere scontato e la scala dei valori non è una etichetta, ma un marchio di qualità da confermare ogni volta sul campo. Ci sono attese che possono essere smentite e traguardi che possono sfumare, per esempio, quando entra in gioco la presunzione. Un atteggiamento vietato in casa AlbinoLeffe, dove i tecnici delle giovanili hanno la pazienza di aspettare e non pretendere maturazioni rapide. Spesso c’è bisogno di un paio di stagioni affinché alle doti tecniche si accompagni un’adeguata crescita dal punto di vista fisico e temperamentale. Calciatori sì, ma anche e soprattutto adolescenti, ragazzi e poi giovanotti che imparino ad assumersi le proprie responsabilità e sappiano interpretare il lavoro di gruppo per formare squadre competitive.
Che squadra tra le tante vincenti che ha potuto seguire ultimamente le ha suscitato l’emozione più indimenticabile?
Potrei fortunatamente citarne molte ma scelgo senz’altro la Berretti che l’8 giugno di quest’anno al Piola di Vercelli ha vinto la finalissima divenendo campione d’Italia di categoria. Questa squadra magistramente guidata da mister Bonazzi ha conquistato la 48^ edizione Campionato Nazionale Dante Berretti battendo, allo Stadio Silvio Piola di Vercelli, il Lecce per 3-1. Forse i salentini hanno subito la nostra maggior esperienza ed età (due ’94, quattro ’95 e cinque ’96 in campo) ma resta il fatto che a trionfare ancora una volta e’ stata la “celeste”.Siamo passati in vantaggio al 12′ del primo tempo con Moreo e abbiamo raddoppiato al 42′ con Flaccadori. I giallorossi hanno provato a reagire accorciando la distanza all’inizio della ripresa con un bel tiro in rovesciata di Gaetani. A sigillare la vittoria per l’AlbinoLeffe ci ha poi pensato la rete di Bentley allo scadere della seconda frazione di gioco. Non mi dimentico però’ degli Allievi Nazionali che l’anno passato vinsero il titolo di Campione d’Italia alle Final Eight di I e II Divisione, superando la Salernitana di Belmonte. A Chianciano Terme ci sono sempre da una parte le migliori formazioni di A e B (tra cui la rivale Atalanta) e dall’altra quelle di Lega Pro. Un confronto a distanza che comunque vale come se si giocasse gli uni contro gli altri di diversa categoria.
Considerato che il vostro vivaio si sta rivelando una risorsa fondamentale della società quali sono i gioielli che si stanno mettendo maggiormente in mostra?
E’ innegabile che essere ripartiti dai giovani dopo la discesa dalla cadetteria ci ha ricondotti a rinverdire una tradizione che in passato aveva dato frutti come Giacomo Beretta (92) e Mattia Valoti (93). Frequenti sono infatti le chiamate di calciatori dell’AlbinoLeffe da parte delle varie nazionali giovanili. È cosi che Douglas Bentley, Gianmarco Caon e Riccardo Stronati hanno trascorso a Monzello una giornata in Nazionale Under 18 Lega Pro per uno Stage di Selezione, mentre Emanuele Alborghetti, ha invece partecipato presso il Centro Sportivo San Filippo di Brescia ad una giornata di Selezione della Nazionale Under 15. E non è quindi un caso se il nome nuovo dell’Italia giovane che cresce e che promette bene nel mondo del pallone sia proprio uno degli ultimi prodotti del vivaio biancoceleste. Stiamo parlando di Andrea Belotti, talento cresciuto nell’AlbinoLeffe e sbocciato come un fiore nella rosa della Nazionale Under 21 di Gigi Di Biagio, fresca qualificata alle sfide dirette per Euro2015 contro la Slovacchia, in cui è stato un protagonista quasi assoluto (il cammino degli azzurrini è contrappuntato da tre gol segnati in due partite con l’U-21, reti che hanno stupito tutti al punto che il Palermo, che possedeva il 50 per cento del cartellino della giovane promessa ha subito provato ad osare fino in fondo con il presidente Zamparini che ha rotto gli indugi per accaparrarselo definitivamente riuscendo a riscattare l’altra metà del cartellino del giocatore che adesso è tutto del club siciliano).
Chiamando in causa anche il direttore generale Francesco Ghirelli gli chiediamo: quali prospettive intravvede per questa “storica” società e per i suoi tanti talenti?
I giovani calciatori sono “il più” del nostro sodalizio ed in generale della Lega Pro. Abbiamo concluso un campionato affascinante e ricco di spettatori (anche nuovi per certi versi, visto che ne veniamo da un decennio in serie B) ed inoltre la vittoria del campionato Berretti, ci segnala che siamo di fronte ad una grande crescita tecnica del nostro settore giovanile. Cosa vogliamo di più? Lavorare con il piacere di innovare, di essere dinamici e avanti agli altri come ci chiede la crisi sono le nostre priorità. Il club in futuro saranno tutti più forti e competitivi con i ragazzi provenienti dai loro vivai. Noi abbiamo iniziato un nuovo percorso affidandoci alla scienza applicata al calcio e non dimenticando di dare importanza alla formazione scolastica che gli atleti perseguiranno, confidando così di poter disporre di calciatori/uomini sportivamente più completi e capaci”.
Con quale progetto l’AlbinoLeffe cerca di difendersi dalla congiuntura economica sfavorevole che sta contrassegnando l’Italia?
Se società come l’Inter ed il Milan, per rimanere in Lombardia, possono investire tanto, scendendo di categoria e arrivando in Serie C, strutture, obiettivi e pareri iniziano a essere diversi, visto che investire pare che sia oramai diventato un tabù. Questo nostro centro sportivo di Zanica, sito, come avete potuto vedere, a pochi chilometri da Bergamo, si può dire che sia la nostra salvezza. È un luogo pensato e progettato per il calcio, riparato dal caos della città e dal traffico. A disposizione di giocatori e tecnici e incaricati (per un totale di circa 100 persone) ci sono più di 40 mila metri quadrati. La società spende quasi 100 mila euro ogni mese per innaffiare i talenti di domani. Solo così si può cercare di tenere in piedi un vivaio importante e unito : calcolate quanto sia difficile competere con mostri sacri come l’Atalanta che è fortissima nel nostro territorio. Come ribadisco, in Serie C, lo sguardo sul calcio del futuro è diverso rispetto a quello dell’olimpo della Serie A. Meno soldi a disposizione, ma anche, e soprattutto, più difficoltà.
A Luca Danelli, allenatore dei Giovanissimi ’99 chiediamo: può darci il suo punto di vista in qualità di istruttore dell’attività di base in merito alle problematiche che si riscontrano seguendo le categorie più piccole?
Credo che si siano dimenticate le basi del calcio giovanile. Ora stanno tornando di moda (specie la tecnica individuale), ma facciamo ancora fatica. Prendete le nazionali under 13 o under 15: se confrontate con le pari età degli altri paesi, non si può non vedere che siamo su un gradino più basso. Come mai? Penso che l’Italia come movimento calcistico non stia così bene come si dice. Questo perché si investe troppo nei ragazzi stranieri. Mi è capitato di andare ad affrontare squadre con 5-6 elementi che provenivano da fuori del nostro territorio. Come si può pensare di far emergere i nostri talenti comportandosi così?