Savona. Un nome importante cui rivolgere le cinque domande della nostra rubrica: Gianluca Bocchi, allenatore dell’Imperia, con alle spalle una carriera da giocatore ad alto livello, con le maglie di Savona, Sammargheritese, Casale, Asti, Imperia, Valenzana, Sanremese, Cuneo, Loanesi, Acqui… insomma uno che di calcio ne ha masticato e che ha tuttora denti forti per continuare a farlo.
E’ d’obbligo partire con i complimenti, dopo aver visto la sua squadra giocare sabato scorso a Quiliano, dove ha sciorinato, per buoni tratti di gara, un calcio organizzato, intenso, con fraseggi stretti e particolare attenzione ai movimenti su situazioni di palla inattiva. Insomma un campionario di situazioni in cui la mano dell’allenatore appare evidente.
Lavori molto e come, in settimana?
“Tutte le sedute settimanali sono in funzione della partita domenicale. Sulla parte atletica, mi piace lavorare sia “a secco”, che con la palla. Lavoriamo molto sulla tattica e sulle palle inattive, anche se su quest’ultime possiamo migliorare. Purtroppo alcuni infortuni ci hanno penalizzato, ma con il recupero di tutti e l’innesto dei due nuovi giocatori argentini, Battipiedi e Massi, spero di poter essere più competitivo. Battipiedi è senza dubbio, un player da categorie superiori, nel suo palmares c’è anche l’Inghilterra, dove ha giocato nel Brighton. E poi conto molto su Prunecchi e Castagna, che non hanno bisogno di presentazione”.
L’Imperia, al di là dell’obbligo di far giocare i fuori quota, ha di sua iniziativa deciso di puntare sulla valorizzazione dei migliori elementi del vivaio. Vedo che hai sposato questa causa, ma come riesci a far combaciare le esigenze societarie con quelle dei tifosi, che notoriamente hanno il palato fine, avendo in passato visto giocare la loro squadra in categorie superiori? Ricordo, ad esempio, un derby di Serie C tra i nerazzurri ed il Genoa…
“Da sempre credo nei giovani e lo dimostra il fatto che a Quiliano abbiamo terminato la partita con cinque ’97 ed un ’96 in campo.
I tifosi devono sapere che questa è un’annata di consolidamento, in cui cercheremo di conciliare risultati e lavoro in prospettiva.
Io per primo vorrei subito una grande Imperia, ma, tempo al tempo, lo diventeremo e attraverso i risultati sapremo far tornare tanti appassionati sulle gradinate del Ciccione”.
Per chi, come te, ha indossato a lungo la fascia di capitano della gloriosa Imperia, dove vivi e stai facendo crescere i figli, cosa significa esserne l’allenatore?
“Imperia è un punto fermo della mia vita, ivi compreso il lavoro fuori dal calcio, per cui è un motivo di orgoglio e di onore esserne il mister. E’ un riconoscimento che m’induce a dare sempre qualcosa in più rispetto alla professionalità richiesta per il ruolo.
Ovvio che l’ambizione è quella di regalare a tutto l’ambiente nerazzurro le soddisfazioni che merita”.
Tornando al campionato d’Eccellenza, chi la spunterà alla fine?
“Il Rapallo, che abbiamo già incontrato, è un’ottima squadra, composta da giocatori importanti, ma anche il Ligorna, che ha completato il processo di maturazione, è davvero competitivo, come del resto il Magra Azzurri, che ha praticamente confermato la rosa dell’anno scorso, composta da elementi di assoluto valore. Insomma, sulla carta, gli spezzini e il Ligorna hanno quel qualcosa in più che può fare la differenza”.
In un piacevole amarcord, ti riporto ai tempi del Savona, quando in compagnia di giocatori come Viviani, Sbravati, Panucci, Chicchiarelli, Pilleddu, Valentino, Carrea, Capurro, Baldi, Gatti, Barozzi, disputaste grandi annate, portando in alto il nome degli striscioni bianco blu… quale ricordo porti particolarmente nel cuore?
“Senza ombra di dubbio, la vittoria contro la Sestrese nella finale di Locri, in Calabria, che ci consentì di aggiudicarci la Coppa Italia, con mister Vallongo in panchina. Sono legato al Savona, perché mi ha permesso di diventare un buon giocatore e auguro all’intera piazza di rimanere sempre tra i professionisti. Naturalmente con tanti dei giocatori sopracitati, è rimasto un rapporto di amicizia e stima reciproca”.