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“Cinque domande” ad Elisa Traman, “golden girl” pallavolista del Quiliano

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Quiliano. Elisa Traman, classe ’96, studentessa presso il Liceo Artistico Arturo Martini di Savona, gioca nella Polisportiva Quiliano, nel campionato di Serie C ed è, giustamente, considerata dagli addetti ai lavori una delle migliori atlete di volley del panorama regionale ligure.

Seppur giovanissima, pratica da tempo la pallavolo, tanto da aver esordito in Serie C, col Finale, a soli 14 anni, iniziando la carriera prima come alzatrice, per poi passare, con eccellenti risultati, a giocare da “libero”.

Un ruolo, questo, sottoposto a regole particolari, al punto da dover indossare una maglia di diverso colore rispetto alle compagne di squadra, in modo da agevolare, chi arbitra, nel riconoscimento dell’atleta. Il libero ha, infatti, la caratteristica di giocare solo in seconda linea ed è quindi specializzato nei fondamentali di ricezione e difesa; le limitazioni nel gioco, di fatto lo escludono dalla possibilità di svolgere tutti gli altri fondamentali.

Elisa, immaginiamo che – sin da piccoli – il principale desiderio di chi gioca sia “il buttare la palla” al di là della rete… raccontaci cosa rappresenta questo ruolo in campo.

“La pallavolo è uno sport che mi ha appassionato sin da ragazzina, però, crescendo, si affinano le esigenze tecniche e tattiche e si cerca di esprimersi nel modo più congeniale alle proprie doti. Il ruolo di libero mi piace particolarmente, perché impone una concentrazione in fase di difesa e di ricezione. Le sedute di preparazione e di avvicinamento alla gara sono dure e intense, anche per la specificità del ruolo, che prevede anche l’allenamento della mente”.

Andrea Anastasi, uno dei migliori tecnici a livello mondiale della pallavolo, parlando del suo lavoro, ha detto: “C’è uno sport dove la palla bisogna passarla, non per altruismo, per regolamento. C’è uno sport dove il campione, anche quello più forte al mondo, da solo non serve a niente. C’è uno sport dove la squadra è il valore assoluto, dove solo la squadra ti permette di realizzare o meno i tuoi sogni. C’è uno sport dove si è costretti a muoversi in spazi ristretti, all’interno dei quali essere nel posto giusto o in quello sbagliato, è una questione di centimetri che fanno vincere o perdere una partita, un campionato del mondo, una medaglia olimpica. C’è uno sport dove si segna o si subisce un punto ogni decina di secondi e la partita è una scarica di adrenalina senza soluzione di continuità, dal primo all’ultimo secondo. C’è uno sport che è una partita a scacchi giocata ai 120 km/h. È il mio sport, la pallavolo, che dà emozioni, gioie e a volte delusioni. In una parola: passioni”… concordi con le affermazioni dell’attuale mister della nazionale polacca?

“Al cento per cento, il volley mi ha insegnato tanto anche a livello di vita, lo stare insieme alle compagne, a contatto una con l’altra, aiuta a crescere, si socializza, si vivono insieme momenti di gioia e dolore… vittorie e sconfitte… si accettano regole cui occorre adeguarsi, s’impara a stare nel gruppo, il rispetto, oltre all’amore verso quello che fai, diventa parte integrante del tuo modo di vivere”.

La tua carriera si è svolta tra Finale, Albissola e Quiliano, quali sono i momenti più belli?

“L’esordio in prima squadra, a soli 14 anni, resta un ricordo indelebile; poi, la vittoria del campionato di Serie D con il Quiliano, nell’annata 2011-12 e la salvezza nel torneo successivo grazie ad un gruppo fantastico, che sapeva quello che voleva, capace di risolvere positivamente situazioni sulla carta e sul campo molto difficili”.

A questo riguardo, si può citare una celebre frase del tecnico italo-argentino Julio Velasco: “Gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono”.

Oltre ad aver rappresentato la Liguria nel “Trofeo delle Regioni 2011″, sei stata campionessa nazionale di beach volley, ai campionati studenteschi, per ben due volte, nel 2012 e nel 2013, che emozioni hai provato?

“Diventare campione d’Italia è stato un motivo di grande gioia, che ha ripagato i sacrifici fatti; nel 2012 abbiamo vinto, a Jesolo, con un team ‘sotto leva’ di ben due anni rispetto alle avversarie e siamo state un’autentica sorpresa, mentre l’anno successivo, in Puglia, a Manfredonia, abbiamo ottenuto il bis, consapevoli della nostra forza e dei favori del pronostico”.

Quali ambizioni e progetti hai per il futuro?

“Un paio di anni fa, ho rifiutato una proposta che veniva dal Piemonte, dal Chieri, che mi dava la possibilità di giocarmi la chance della Serie B. Ho preferito concentrarmi sullo studio e non rimpiango la scelta fatta… c’è tempo per migliorarsi, sia con la scuola, sia con lo sport”.


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