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Channel: Sport – Il Vostro Giornale
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Calcio, lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia: niaggio nei giovani sogni del soccer

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Savona. Al Kicking and Screening Film Festival svoltosi a Tribeca (New York, 8-11 aprile 2014) è stato presentato con successo il documentario indipendente “L’allenatore dei sogni” di Christian Nicoletta, che segue i ricordi e le passeggiate nel presente calcistico del coach Sergio Vatta, dirigente sportivo specializzato nella scoperta dei futuri campioni italiani. Questa è una frase tratta da una delle scene principali: “I bambini sognano tutti. Il bambino non sogna di diventare un campione. Il bambino sogna di diventare un adulto, di diventare bravo. E noi non potremo capire mai quanto vale un bambino se non lo vediamo giocare”.

Le parole dell’allenatore Sergio Vatta, oggi settantasettenne, ricordano quelle di Benigni in “Chiedo Asilo”. Non risuonano nelle aule dell’infanzia o sulle spiaggia di una gita di bambini, ma al cinema, nell’ambito del Film Festival a Tribeca, dedicato allo sport e all’atletica tra corti, documentari, film, memorie dentro e fuori il campo. Il documentario diretto con passione da Christian Nicoletta, dal titolo “L’allenatore dei sogni. Storia di Sergio Vatta”, è l’esempio “indie” più candido e personale del Film Festival. Ed è l’unico italiano selezionato. La scelta di proiettarlo dopo i 28 minuti di anteprima di “We Must Go” di Dave LaMattina e Chad Walker – cronaca del team della nazionale di calcio dell’Egitto e della sfida del mitico coach Bob Bradley per toccare l’olimpica meta del FIFA World Cup 2014 – si dimostra efficace, sorpattutto di fronte ad un pubblico (americano) poco abituato ad un viaggio introspettivo nella storia calcistica del nostro Paese.

Se “We Must Go” si concede un montaggio roboante con le musiche dei Sigur Ros a far da contraltare, Christian Nicoletta (regia, soggetto, sceneggiatura sono suoi) sceglie la testimonianza di Vatta per passeggiare in zone (soprattutto stadi ed ellissi nel tempo) che non ci sono più o sono divenute boschetti, lasciando sperduto chi ha visto germogliare i campioni di quelle terre fertili. Il montaggio del film, a cura di Enrico Giovannone, è lineare come un flusso di coscienza. La scelta di lasciar percolare anche qualche disastro edilizio (torinese e non solo) non è affatto banale, così come pungono al cuore i luoghi “mnemonic” del Filadelfia.

Il cuore del documentario è proprio Vatta: quattro scudetti, sei coppe Italia, quattro tornei di Viareggio con la Primavera del Torino, uno scudetto giovanissimi e uno Primavera in qualità di responsabile dei parigrado della Lazio, poi direttore tecnico delle nazionali giovanili e allenatore del team Italia femminile (fino alla finale dei mondiali). Ha scoperto i talenti del calcio italiano – il listino dice Dino Baggio, l’attaccante Lentini, il difensore Cravero, ma quel che conta è la sua essenza di mago (riusciva a trasformare i bambini in oro che luccica) – non rassegnandosi a spronarli con veemenza e rigore, senza mai lasciarli cadere nel vittimismo.

C’è di mezzo un ombrello, usato a mo’ di bastone da vecchio saggio per “bastonare”, se necessario, il calciatore da raddrizzare. Il viaggio di Vatta affonda le radici nel settore giovanile, incontrando neo-allenatori locali. Ma perché il “coach dei sogni”, il grande tecnico delle giovanili granata, non hai mai sentito il bisogno di allenare una squadra di seria A, nonostante le offerte ricevute?

Come è riuscito a far esordire in serie A ben 64 giovani talenti? “Recuperare il lavoro di Nicoletta può essere catartico anche per chi conosce appena quel mondo: è una radiografia dell’Italia andata e di quella che potremmo prometterci dopo un nuovo gol. I bambini di 10 anni devono soprattutto giocare, perché il calcio è uno sport ma prima di tutto un gioco, ed è nel gioco che si vedono le caratteristiche più importanti di un carattere. Non potremo mai capire com’è un bambino dalle sue risposte e domande, ma a vederlo giocare possiamo capire tutto di lui… ma deve giocare libero…” (Sergio Vatta).


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