Vado L. L’altra metà del calcio è rosa. Quello femminile, però, rappresenta la parte vera e sana dello sport più amato dagli italiani. Quello senza copertine e budget stratosferici.
Abbiamo approfittato dell’occasione degli Europei femminili con la Nazionale di Cabrini capace di riportare le azzurre tra le prime 8 per chiedere a mister Giovanni Piccardo, tecnico del Vado femminile un’opinione sullo stato dell’arte del movimento in Italia e in Liguria.
Ecco di seguito la sua testimonianza.
“Affinché il ruolo della nazionale femminile possa essere traino per il movimento avremmo in primis necessità che le partite dell’Europeo vengano trasmesse sulle reti nazionali in orari consoni e non in differite e sintesi notturne.
Le persone potrebbero così iniziare a sentire parlare di calcio femminile. Non può e non deve bastare mettere un allenatore proveniente dal calcio maschile professionistico per pensare di sdoganare il movimento rosa.
Cabrini ha cercato correttamente di rivalutare il calcio femminile ma si è immediatamente scontrato con la realtà: non ha potuto convocare alcune calciatrici di punta per gli Europei perché non sono state concesse le ferie alle ragazze e diversamente avrebbero potuto perdere il lavoro. Insomma è evidente quale sia la disparità tra due mondi paralleli.
Diventa, comunque, importante il ruolo dei futuri tecnici del movimento. Spesso siamo snobbati, si crede che i tecnici che lavorano nel calcio femminile siano falliti oppure poco preparati; sinceramente vorrei cercare di smentire queste voci, quanto meno nella realtà dove ci applichiamo tutta la stagione, abbiamo tecnici qualificati e competenti, meglio di tanti colleghi conosciuti finora.
Il nostro ruolo educativo, di avviamento all’attività motoria diventa fondamentale.
La presenza di allenatori, dirigenti e personalità serie nel calcio femminile farebbe capire che è un settore dove effettivamente si potrebbe investire.
È evidente come i numeri lavorando correttamente possano aumentare e creare un bacino d’utenza notevole, un aspetto economico da non sottovalutare per le attività del territorio. Bar – ristoranti – attività artigianali: sicuramente legare il proprio nome ad uno sport dove si vive di sola passione può attrarre diverse personalità.
Tornando alla mia realtà, al Vado Femminile molti aspetti vanno ridefiniti.
I problemi che attanagliano la nostra regione sono numerici, poche squadre e movimento, sulle prime squadre in forte contrazione.
Speriamo in un girone ligure – piemontese. In questo caso, con il livello più alto del Piemonte, sarebbe un campionato da affrontare con diverse ambizioni.
Ma vorrei concentrarmi su quello che stiamo facendo al meglio: creare un settore giovanile. Avremo oltre 20 ragazze nella Juniores regionale, 15 ragazze nelle giovanissime e stiamo avviando una nuova leva esordienti . Abbiamo bisogno di tutti e perché no, anche dei giornali online, perché nonostante l’ottimo lavoro di questo quadriennio qualcuno ancora si stupisce e dice: “Ma a Vado c’è una squadra femminile?”
E no, non c’è una squadra ma un esercito..rosa!”