Genova. A Savona è stato un mito, record d’imbattibilità della porta bianco-blu e terzo nella graduatoria di presenze (di tutti i tempi), tanto che i tifosi degli striscioni spesso e volentieri sono portati a paragonare con lui gli estremi difensori che si sono poi succeduti… confronto duro a reggere, perché doti naturali, applicazione di base e visione di gioco l’avevano reso un “signor” portiere, in grado oggi di trasmettere ad altri il bagaglio di conoscenze ed esperienze di cui si è arricchito.
Brava la dirigenza blucerchiata ad assicurarsi, a suo tempo, Paolo Viviani, affidandogli il ruolo di preparatore dei portieri della Primavera, nonché quello di coordinatore tecnico di tutti i “numeri uno” delle giovanili, a partire dall’attività di base. Con lui altri tre colleghi molto preparati : Gian Marco Casaretto per gli ‘Allievi’, Armando Amicone per i ‘Giovanissimi’, Moreno Parodi per l’attività di base : ” Il nostro è un lavoro d’equipe, fatto di collaborazione e scambio di idee a ‘quadruplo binario’, con l’obiettivo primario di crescere professionalmente, col lavoro sul campo, i futuri portieri della Sampdoria”.
Partiamo dalle sorgenti, dunque: lo scouting.
“Individuato il ragazzo da seguire, è tutto staff che lo va ad osservare (più di una volta) e se il giudizio è positivo, l’ultima parola spetta a Gianni Invernizzi, responsabile tecnico del settore giovanile blucerchiato”.
Che doti deve avere un portiere?
“Di base, le stesse di trent’anni fa, è solo cambiata la velocità di pensiero quando si riceve la palla da un compagno (ndr, gestione della tecnica podalica), ma come allora chi fa il portiere deve avere “le physique du role”, cioè forte personalità e padronanza del ruolo”. Inoltre occorre essere rapido, elastico, con buoni riflessi ed in grado di mantenere la concentrazione”.
Bella squadra, la Primavera di Enrico Chiesa… obiettivi?
“Lo scorso anno ci siamo qualificati per le finali, quest’anno siamo tra le prime cinque in classifica, con la potenzialità di bissare gli ottimi risultati dell’ultimo torneo”
Un fiore all’occhiello per il calcio regionale, il fatto che tutti i portieri del settore giovanile della Samp siano nati in Liguria, nella ‘Primavera’ Massolo, Nava e Gallino, negli ‘Allievi’ Bernini, Cavagnaro, Meneghello e Piccardo, nei ‘Giovanissimi’ Raggio e Scatolini.
“Penso sia una pregevole unicità tra i professionisti, in Italia. Una scelta voluta, basata sulla valorizzazione di ragazzi della regione. Merito di un buon lavoro di scouting, sin dalle prime leve , che crea anche ritorni economici alla società, fermo restando che, in primis, vengono guardate le qualità, non il luogo di nascita”.
Samuele Massolo è quello più pronto per il “grande salto”?
“E’ un classe ’96, che ha già assaporato la panchina della prima squadra. Siamo arrivati insieme, alla Sampdoria, cinque anni fa e devo dire che è cresciuto in maniera esponenziale… ha senz’altro buone prospettive e può fare il salto nel mondo dei professionisti”.
Quello che hanno fatto Tozzo e Falcone?
“Il primo, trentino come me, gioca nel Novara, il secondo nel Como e stanno disputando una grande stagione. Siamo orgogliosi di loro, perché rappresentano il frutto di un lungo lavoro… sono forti ! Pronti per difendere i pali della Sampdoria”.
Il lavoro settimanale?
“Ho la fortuna e il privilegio di lavorare con Marco Campolo, il preparatore atletico. E’ grazie anche al suo lavoro che sono usciti giocatori come Rizzo, Kristicic, Obiang, Soriano, Icardi, Zaza, tanto per citarne alcuni. Nella prima seduta settimanale è lui a dirigere il lavoro sulla forza, circuiti con macchinari in palestra. Nel secondo allenamento, concentro l’impegno sulla resistenza, su più palloni a decrescere; il terzo sulla tecnica, abbinata alla gara amichevole; il penultimo lo dedico ad attività situazionali con cross e parate; nell’ultima seduta spazio alla reattività, rapidità, psicocinetica.
Siete stati recentemente in tournee in Inghilterra, una “full immersion” di sei giorni, dal 1° al 6 febbraio in terra d’Albione, affrontando Queens Park Rangers, Watford ed under 18 del Barnet, un bel confronto con la realtà calcistica inglese…
“E’ stata un’esperienza positiva, finalizzata a perseguire la crescita dei giocatori, ma anche dei tecnici”.