Albenga. Domenica 30 marzo, a Buenos Aires, si disputa il “Superclasico”, il derby tra Boca Juniors e River Plate, definito il più bello e combattuto del mondo anche fuori d’Argentina, con tifosi caldissimi e dal palato fine che ci piace paragonare a quelli di Genoa e Sampdoria.
Abbiamo chiesto di ritornare un po’ indietro nel tempo (a quando vivevano in Sudamerica) a Pablo Mariano Siracusa, tifoso del Boca (che da anni abita ad Albenga e gioca nel Borgio Verezzi) ed a Luciano Mendez, fan del River (da quest’anno gioca in Lombardia nel Biassono, dopo tanti anni trascorsi nel savonese), per meglio respirare l’atmosfera che impregna l’aria della città “bairense” nell’attesa del “partido en el que se enfrentan los dos equipos de futbol mas populares del pais” (la partita nella quale si incontrano le due squadre più famose del paese).
I due dimenticano, goliardicamente, di essere amici e danno vita ad una serie di simpatici sfottò. “Il Superclasico è unico – attacca Siracusa – dà vita ad una domenica intensa che non finisce mai. Tutta ‘Baires’- ma che dico? – tutta l’Argentina ne è contagiata, dal dottore al taxista vivono nella spasmodica attesa del fischio d’inizio della gara”.
“E’ la mobilitazione del paese – ci dice Mendez – è come se per 90 minuti si fermasse il cuore della città, le strade sono deserte, tutti i tifosi si incollano davanti al televisore, tifando per i propri colori, non esiste altro che il ‘partido’. Soltanto gli incontri della nazionale albiceleste regalano la stessa adrenalina”.
“Vince il Boca 2-1, puoi scriverlo anche sui muri – dice Siracusa – perché noi xeneises abbiamo il cuore, la ‘garra’ (la grinta); perché siamo la squadra del popolo, perché l’unione fa la forza e poi non possiamo perdere con quelle ‘gallinas’. E poi la Bombonera, il nostro stadio con la famosa curva ‘la Doce” (la dodici, intesa come un giocatore in più sul campo), che col suo tifo fa tremare le fondamenta dello stadio, non solo gli spalti. Solo chi è entrato in questo ‘santuario’ può capire realmente cosa è la Bombonera !”
“Non scherziamo – replica Mendez – al 90° i ‘bosteros’ piangeranno. Noi siamo ‘los millionarios’, impossibile ‘no ganar’ (non vincere), il mio pronostico è simile a quello di Pablo, però con i due goal a nostro favore… perché i colori pesano, la tradizione dice che vince il River, che gioca un bel calcio, quale perfetta unione tra talento individuale e organizzazione di gioco, a differenza di quei catenacciari dell’angiporto”.
Cosa temete degli avversari? “Il River ha da sempre giocatori giovani molto forti, talentuosi – riprende Siracusa – basti pensare che dalla loro scuola sono usciti campioni come Francescoli, Aimar, Crespo, Lamela, solo per citarne alcuni. Hanno spesso tra le loro fila quello che in argentina chiamiamo ‘enganche’, cioè il giocatore che effettua il dribbling a rientrare, il classico movimento dei trequartisti, il giocatore che può fare la differenza”.
“Temo molto il loro mister, Carlos Bianchi, – puntualizza Lucho Mendez – è un allenatore vincente (ndr, anche se non ha avuto fortuna in Italia, quando nel ‘96/97, messo ai margini da lui, Totti stava per finire alla Sampdoria). Concordo poi con l’amico Pablo sul fascino del loro stadio : vi giocai col club ‘Los Andes’ nel campionato primavera, in una partita disputata in anteprima ad un match di campionato del Boca e credetemi fa impressione sentire il boato assordante all’ingresso in campo”.
Quali giocatori possono essere decisivi?: “Per noi xeneises – risponde Pablo – penso che ‘el muto’ o se preferite ‘el senor futbol’, Juan Roman Riquelme, sia il giocatore con una marcia in più, ma non sottovalutate nemmeno Emanuel Gigliotti, il nostro delantero (attaccante).
“Il River – afferma Lucho – ha in Fernando Cavenaghi, detto ‘Kity’ o anche ‘el Torito’, l’anima ed il simbolo dei millionarios e come seconda opzione scommetterei su Teo Gutierrez”.
Alla fine e solo alla fine, dicono all’unisono: “Vittoriosi o sconfitti, ci berremo una ottima Quilmes, sfottendoci magari ancora un po’ anche in caso di pareggio, perché la sfida tra Boca e River non finisce mica qui… è eterna…!
D’altronde, a me piace pensare che un po’ di questa bellissima cultura sportiva sia arrivata, a partire dal XIX secolo, da noi genovesi, emigrati a frotte in cerca di fortuna in riva al Rio de La Plata.
Questo è lo spirito del derby. Esto es el Superclasico, suerte!!!!
Claudio Nucci